lunedì 23 marzo 2015

articolo scritto da Giuseppe La Spina

Immagine: "Eracle piantatore di colonne"
Così scriveva lo iudice Guido delle Colonne: “Onde si disse che Ercole per ricordanza della sua memoria ficcò le colonne in una parte di Cicilia, cioè dalla parte di Barberia; il quale luogo ancora si chiama Colonnario e quella terra ch'era ivi per addietro si chiamava Erculea, ma corrotto il nome la chiamavano Eraclia […] Ed in quella terra Federico II, prencipe della Repubblica dei Romani e Re di Cicilia, fece edificare una Terra, considerando che il luogo era utile agli abitatori per lo suo sito […] e chiamarsi Terranuova”
Dalle parole di Guido delle Colonne, giudice di Messina, vissuto alla corte di Federico II, possiamo ricavare molte notizie e dati interessanti.
Innanzitutto possiamo affermare con certezza delle fonti che il territorio, prima dell'edificazione di Heraclea Civitas Antiquissima (secondo una denominazione in latino presente nei registri della chiesa di Roma ) ad opera di Federco II, fosse "disertato dai barbari" e che il nome utilizzato per identificare l'area fosse quello di “Colonnario” (Idrīsī) al quale si affiancava, secondo un'ipotesi del Guido, i resti dell'antica Eraclia (...ma corrotto il nome la chiamavano Eraclia). Della città greca di Gèla dunque, dopo XV secoli dalla distruzione, se ne erano perse le tracce, vi è inoltre già in questo autore l'accostamento del nome Terra Nova ("Terranuova") a quello di Eraclea ("Eraclia")
Risultavano comunque presenti nei dintorni aree abitate che facevano capo al principato di Butera, come ci descrive Muhammad ibn Idrīs al-Sabti detto anche Idrīsī geografo di corte al tempo di Ruggero II Re di Sicilia:
"Da 'Iblatasàh (secondo alcuni Piazza Armerina) viene il Nahr' al asl (fiume del miele, oggi fiume Gela) . Esso bagna la parte occidentale del territorio di 'Salìatah (Grassuliato) e mette foce a dodici miglia da Manfria col nome di Wàdì as Sawarì (Fiume delle Colonne da cui Dissueri)".
In questa breve traccia possono essere recuperate numerose informazioni:
1) Vi era un'area abitata denominata Manfria a dodici miglia dal fiume delle colonne
2) Le fonti parlano di un fiume delle colonne e non di una Calat (città)
3) Si fa riferimento ad una serie di strutture templari (colonnario) che appartenevano al periodo greco
4) Nel periodo normanno sulla collina dove erano conservati i ruderi dell'antica città greca di Gèla non vi era un insediamento abitato.
E' possibile dunque affermare che le testimonianze di Guido delle Colonne e di Idrīsī concordano: "la collina su cui persisteva la città greca di Gèla non venne più abitata dopo la distruzione del 282 a.C. ad opera dei mamertini, confermando ancora una volta la discontinuità storica tra la città greca e quella medievale, le quali condividono la medesima posizione topografica, laddove la città di Federico II sfrutta gli assi viari dell'antica metropoli greca, ma dove non persiste una unità continuativa di insediamento".

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