Dalla presenza di almeno due porti in età pre-ellenistica allo scempio compiuto dalla classe dirigente negli ultimi 30 anni. L'inutilità delle operazioni degli esperti della "pogammazione" e della "legalità e sviluppo".
del Comitato di Quartiere di Macchitella
La Storia
della Città di Gela inizia dal mare e legittima l’aspirazione , sempre viva nel
cuore dei
cittadini gelesi, è stata quella di possedere un porto degno di questo nome.
Nessuna
delle fonti antiche ricorda
il porto di Gela, ma oggi grazie a una serie di dati forniti
dagli scavi
archeologici e le prospezioni topografiche effettuate nel
tratto di costa
compreso tra la foce del fiume Gela e il Gattano, permette di
ipotizzare la
presenza di almeno due importanti luoghi di approdo realizzati
nell’antichità .
In età
arcaica l'approdo doveva
trovarsi nel tratto di costa a ovest del fiume Gela, infatti,
a Bosco Littorio,
ai piedi della collina sulla quale era sorta l'acropoli della
città greca, le
ricerche archeologiche hanno riportato alla luce i resti di un
insediamento
abitativo con ambienti in mattoni crudi, spesso conservati
fino all'imposta
delle travi di copertura.
In età ellenistica, sull’ubicazione
dell’approdo,
abbiamo dati più certi, infatti, su un antico approdo degli
antichi Geloi i
Greci realizzarono una struttura muraria in blocchi di
arenaria che si protende
per circa 100 metri in mare, e i suoi resti sono stati
individuati più a est
della banchina dell'attuale "Porto Rifugio", l’approdo fu
utilizzato
anche dagli antichi romani che lo denominarono "Refugium
Gelae" fino
a tutto il Medio Evo quando la struttura fu ampliata con la
costruzione sulla
spiaggia di diversi magazzini e prese il nome di "Caricatoio".
Nel 1854 il governo borbonico mandò a
Terranova l'ing.
Colucci, per studiare un progetto per la costruzione di un
porto ma la caduta
del governo borbonico seppellì quell’iniziativa.
Nel 1861, la nascita dell'unità
d'Italia, la città di
Terranova ricevette la promessa del porto, la promessa non fu
mantenuta e i
terranovesi invocarono, senza successo, la ricostruzione del
vecchio
"Refugium Gelae".
Nel 1868 si offrì una buona occasione
alla città di
Terranova, nelle elezioni politiche di quell'anno si
presentarono due candidati
nello stesso collegio, il terranovese Di Menza - Vella e il
licatese cav. De
Pasquali. I cittadini di Terranova, pur avendone le
possibilità, non fecero
eleggere il loro candidato e persero la forza politica per
fare nascere il
porto locale, i licatesi, concordi e uniti, votarono per il
proprio
concittadino e ottennero un deputato e il porto.
Nel 1870 il Governo inviò a Terranova
l'ing.
Chiavazzi, che studiò il problema del costruendo porto, scartò
l'idea di ripristinare
il "Caricatoio" e consigliò di realizzare il progetto
dell'ing.
Colucci. Poi ogni cosa si disperse nei meandri della
burocrazia e il progetto
del porto... affondò ancora.
Nel luglio del 1884 si tornò a
parlare del porto di
Gela in occasione del riordinamento dei porti del Regno
d’Italia.
Nel 1903 vennero a Terranova dei
funzionari
governativi per... scrutare con dei cannocchiali delle pietre
del
"Caricatoio", ma dopo qualche giorno sparirono senza far
sapere i
risultati dei loro studi.
Nel 1912, dopo tante petizioni in
carta bollata, Roma
concesse a Gela, per interessamento dell'on. Vassallo, la
costruzione di un
"pontile sbarcatoio" in cemento armato. Fu una situazione di
ripiego,
che fu accolta con un sospiro di sollievo dalla marineria
gelese. Sindaco di
Terranova era allora l'avv. Antonio Giurato, il progetto del
pontile pare sia
stato redatto dall'ing. Bruno. All'inizio, il pontile misurava
la lunghezza di
duecento metri, più tardi fu prolungato di altri 170 metri e
dotato di due gru
per le operazioni di carico e scarico. La costruzione
dell'intera opera venne a
costare trecentomila lire.
Nel 1920 Roma inviò a Terranova
l'ing. Musumeci, che
dopo avere eseguito attenti studi dei venti sulla spiaggia
antistante Gela,
elaborò un suo progetto per la costruzione del porto, che
sarebbe dovuto
sorgere sulle basi del... vecchio “Refugium” e cioè a ovest
della città, con
due tratti a gomito per evitare la risacca. Si ritornò a
parlare del porto con
tanta speranza. Dopo la partenza dell'ing. Musumeci e dopo
un'attesa durata
vari mesi, calò ancora una volta il silenzio sul porto
rifugio.
Nel 1925, quando si fecero le ultime
elezioni
politiche con il "listone" fascista, il partito mussoliniano
lo
promise e sorsero addirittura vicino all'ex Reale Caricatoio
delle rotaie sulle
quali una decauville fu caricata di pietre trasportate con i
camion da San Leo.
Fu pronunciato il discorso d'occasione dal dott. Calandra,
davanti a un folto
pubblico, tanta esultanza, sparo di mortaretti, commozione
generale ma dopo le
elezioni si tolsero le rotaie della decauville, e ancora una
volta il tanto
sospirato progetto del porto naufragò in un mare di belle
parole.
Nel 1950, l'on. Salvatore Aldisio, fu
eletto ministro
del LL.PP. realizzando il tanto vagheggiato sogno dei gelesi.
Nel 1952 fu steso dal prof. Giuseppe
Strongoli di Roma
il progetto del porto di Gela e la ditta appaltatrice fu
l'impresa Lavori Porto
Catania, che costruì i due moli principali sotto-flutto e
sopra-flutto.Dopo la costruzione del porto diversi interventi ne hanno sabotato la funzionalità ed a causa di ciò la collettività ne piange le conseguenze (potete leggere la proposta per risolvere l'insabbiamento del porto di Gela).
Del Presidente del CQM
Ing. Domenico Messinese
Ing. Domenico Messinese
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