dal Comitato di Quartiere Macchitella
Nel 1950, l'on. Salvatore Aldisio, eletto ministro
del LL.PP. realizzò il tanto vagheggiato sogno dei gelesi.
Nel 1952 fu steso dal prof. Giuseppe
Strongoli di Roma
il progetto del porto di Gela e la ditta appaltatrice fu
l'impresa Lavori Porto
Catania, che costruì i due moli principali sotto-flutto e
sopra-flutto.
La realizzazione del porto, un sogno
inseguito dai
gelesi da tanti secoli, dimostrò quasi subito la sua grande
utilità, senza
l'allestimento del porto rifugio a ponente non si sarebbe
potuto costruire il
porto industriale del complesso petrolchimico dell'Eni.
Forse qualcuno è convinto che la
citta di Gela non sia
degna di avere un porto e dopo meno di venticinque anni dalla
sua costruzione
due scellerati interventi realizzati in rapida sequenza
abbiano pregiudicato la
sua funzionalità rendendo, di fatto, il porto rifugio
inutilizzabile.
A ovest del porto rifugio, a quasi
200 metri dalla
riva, furono collocate delle barriere frangiflutto che
provocarono un rapido
avanzamento della costa e l’insabbiamento dei fondali esterni
al porto e la
formazione di un’ampia spiaggia, con relative dune, a ridosso
del molo di
ponente che consente al vento di spostare all’interno del
porto ingenti
quantità di sabbia.
Negli anni '80 fu completata l’opera
di sabotaggio del
porto di Gela andando a modificare l’originale conformazione
del porto rifugio
con il prolungamento di circa 100 metri del braccio di
levante, ostacolando il
deflusso delle correnti che portano le sabbie dell'avanmare
deviandole
all'interno del sito portuale, causando il continuo
insabbiamento dei fondali.
A novembre del 1991 una mareggiata
portò la Motonave
da carico “New Rose” ad incagliarsi tra le barriere
frangiflutto ed il molo di
ponente, aggravando l’insabbiamento all’esterno e all’interno
del porto e a
causa di una inadeguata e incompleta bonifica del relitto si è
creata una bomba
ecologica pronta a versare ingenti quantità di bunker in mare
dal doppio fondo
arrugginito del relitto della nave.
Il porto rifugio di Gela era composto
da una banchina
realizzata a Nord e da un molo di ponente a difesa delle
correnti e dei venti
che soffiano in direzione Nord/Ovest-Nord/Est per circa 200
giorni l’anno ed
aveva fondali di 4-5 metri, valori rimasti pressoché costanti
sino agli
interventi di “SABOTAGGIO” perpetrati negli anni 80 che hanno
stravolto la
dinamica del porto ed hanno pregiudicato i fondali interni ed
esterni al porto
riducendo, di fatto, i fondali a 1.5-2 metri massimo, con il
totale
insabbiamento di grandi aree dello specchio d’acqua del porto
e con
l'imboccatura del porto con fondali molto ridotti (meno di 2
metri) e con
passaggi obbligati che compromettono la sicurezza dei natanti,
anche di piccole
dimensioni, che in esso trovano approdo.
Per evitare il totale insabbiamento
del porto rifugio
negli ultimi decenni sono stati fatti diversi interventi di
dragaggio e proprio
in questi giorni sono iniziati i lavori per l’ennesimo
intervento.
Il vero delitto è che tutti sanno
benissimo, compresa
la classe politica e imprenditoriale di Gela, quali sono gli
interventi da
eseguire per dare nuovamente il porto agibile, ma tutti fanno
finta di niente,
e si trincerano dietro a discutibili progetti faraonici come
la realizzazione
del nuovo porto rifugio previsto nel piano regionale dei porti
siciliani con
investimenti previsti di oltre 60 milioni di euro, che in
realtà è l’ennesima
presa in giro verso il popolo gelese quando con un
investimento minimo è
possibile restituire immediatamente il porto rifugio ai
gelesi.
Il porto Rifugio è una struttura
indispensabile per la
città di Gela ed è fondamentale per ospitare i mezzi di
soccorso e di supporto
del Porto Isola e annessa diga foranea che al momento sono
ricoverati nel porto
di Licata, compromettendo, di fatto, il rapido intervento in
mare in caso di
operazioni d’emergenze come quelle che sono state necessarie
il 4 Giugno e il
14 settembre del 2013 con lo sversamento accidentale
d’idrocarburi in mare.
Per quanto sopra esposto, con la
consapevolezza che la
competenza del porto rifugio non è del comune di Gela ma della
regione
siciliana, si Chiede che l’amministrazione comunale di Gela si
faccia carico
del disagio di un’intera comunità da troppo tempo tradita e
raggirata e che
finalmente prenda coscienza dei reali problemi del porto
rifugio di Gela e si
faccia carico di inoltrare con estrema fermezza la legittima
richiesta dei
cittadini gelesi sino ai massimi livelli per ottenere subito
un intervento
urgente finalizzato a riportare il porto di Gela alle
condizioni originali,
rimuovendo i frangiflutti posti a ovest del porto ed
eliminando il
prolungamento del molo di levante, riportando l’orientamento
dell’imboccatura
del porto verso levante, come tutti i porti presenti a sud
della Sicilia, e
soprattutto di sollecitare il recupero della bomba ecologica,
costituita dal
bunker
intrappolato nel relitto
arrugginito e corroso della Motonave New Rose, che a giugno
del 2013 ha
rischiato di esplodere.
Si ritiene opportuno che il materiale
recuperato
dall’intervento di risanamento debba essere utilizzato per
prolungare il molo
di ponente, andando a realizzare finalmente l’unico vero
intervento di
miglioramento al progetto originale del porto rifugio di Gela.
Per l’impegno finanziario si ritiene
doveroso
coinvolgere l’ENI, considerando che un intervento strutturale
nel porto rifugio
è un investimento necessario per garantire il corretto
supporto logistico al
porto industriale e per non rendere vane le attuali operazioni
di dragaggio che
l’ENI adesso sta conducendo che senza interventi strutturali
nel porto rifugio
sarebbe rapidamente vanificato.
Il Video dell'Intervento: https://www.youtube.com/watch?v=zIj48Czapok
Il Video dell'Intervento: https://www.youtube.com/watch?v=zIj48Czapok
Il Presidente del CQM
Domenico Messinese
Domenico Messinese
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