La stesura drammaturgica del plot è articolata in forma di
docu-drama, in un futuro (im)possibile(?)nel quale il "Sindaco", Deus
ex machina, invisibile fino al palesarsi finale nelle vesti di Lucio Greco, ha
risolto tutti i problemi della città: il lavoro, l'acqua, la dignità delle
persone(!) e, soprattutto la sicurezza.Non si capisce bene come autobus
elettrici incidano su questo aspetto, ma siamo di fronte ad un opera
indipendente, da Sundance film festival per intenderci.
Lo sguardo della camera si alterna tra tagli grandangolari e
piani americani dei veri protagonisti: i bambini. Questi nani politici, piccole
metafore della rinascita, analfabeti politici (e della dizione).Ci ricordano
alcuni Freaks di Browning per il loro ruolo di strappo del visuale, simbolo
della crisi ideologica della città e la loro innocenza rende il messaggio nella
sua intrinseca purezza.
E poi c'è lui, il Sindaco, l'oggetto cultuale Benjaminiano
su cui la macchina indugia, in un impeccabile campo stretto, bramando le sue
parole, summa simbolista del segno/significante: Scrivi Greco.
Io seguirò il consiglio: nel segreto dell'urna scriverò
greco:
καλοκαγαθία
Mauro Cassarà
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